I numeri parlano. Ma non sempre dicono tutto. Anche nel Media Team di Terremoto Centro Italia ce ne siamo accorti, scoprendo il lato umano, e talvolta pietoso, della matematica.

Le cifre, è vero, possono contraddirsi. Ma - proprio quando si cerca di capirne il motivo - stimolano a osservare la realtà con maggior attenzione. E fanno emergere vicende tutt’altro che fredde, quanto invece si ritiene in genere possano essere i numeri. Potenza dei dati, verrebbe da dire. Se letti con attenzione, però. Al momento di inserire nell’elenco online le ultime due vittime del sisma decedute il 16 settembre, una di Amatrice e l’altra di Arquata del Tronto, i conti hanno iniziato a non quadrare. Erano 245 i morti sul versante reatino - dati della prefettura alla mano - e 51 su quello ascolano. Totale: 296. Eppure tutti - dalle agenzie di stampa ai giornali, dalle radio alle tv - avevano pubblicato un altro bilancio: 297 vittime.

La fonte della notizia - e c’è voluto poco a verificarlo - era la Protezione civile, il cui ufficio stampa aveva diffuso una nota con quel totale. I giornalisti avevano copiato e incollato. La fonte era attendibile, d’altronde. Ma attendibili sono pure le prefetture.

Dove si annidava, dunque, l’errore? Purtroppo la triste contabilità di chi ha perso la vita a causa del terremoto era già stata oggetto di correzioni da parte degli uffici di via Ulpiano a Roma. Il 27 agosto in una fase di naturale emergenza fu dato un bilancio che il giorno successivo fu oggetto di rettifica. Ma stavolta non ha “sbagliato” nessuno. Era corretto il totale di 296, quanto quello di 297.

Infatti i nomi registrati dalle prefetture e riportati dai giornali portavano effettivamente la somma a 296. Ma dei nomi. Non delle vittime. Ed è iniziata la ricerca di chi mancava all’appello, contattando chiunque avesse qualche informazione.

Esisteva, purtroppo, una salma senza nome che giaceva da giorni all’obitorio dell’ospedale “San Camillo de’ Lellis” di Rieti. Una donna, senza identità e senza volto (purtroppo irriconoscibile) alla quale non si era riusciti a dare ancora una pietosa sepoltura. Ma la sua esistenza poteva spiegare il numero delle vittime a 297, i cui nominativi noti però erano - senza dunque errori - 296.

Proprio mentre nel Media Team si ricostruiva la vicenda attorno a questa ipotesi, il 17 settembre emergeva che il DNA aveva rivelato chi fosse quella donna senza nome. Si trattava di suor Cecilia Ferri, al secolo Maria Ferri, nata a Pescorocchiano 79 anni fa. È lei la 297esima vittima. Era la madre superiora dell’istituto “don Minozzi” di Amatrice, una religiosa che - come informano le cronache - da orfana era in pratica cresciuta nell’istituto e la cui scomparsa era stata subito segnalata. Una vita spesa per gli altri grazie alla quale, nella verifica stimolata dai dati, si è arrivati a toccare quanto dietro a essi ci sia di profondamente umano.